Sarebbe quasi scontato e ridondante raccontare di un’antica storia contadina che introduca la ricetta di questo amaro alle arance rosse di Sicilia, poiché queste tradizioni sono indissolubilmente legate alla cultura bucolica siciliana.
Quindi alla domanda se si tratta di un’antica ricetta, la risposta è quasi scontata.
Alamàro, ancor prima di una ricetta, è un’idea diventata progetto e poi realizzata con dedizione e sacrificio, con l’obiettivo di esaltare la sicilianità e di raccontarla a piccoli sorsi.
E così oggi si rivela un nome, che diviene prima di tutto una pagina di un libro di storia, quasi un’epica scena dell’opera dei pupi, in cui i protagonisti sono, prima di tutto, l’Etna fiammeggiante e, a seguire, i colori – il rosso del fuoco ed il nero della terra etnea - e i profumi e i sapori che appartengono solo e soltanto al sud…alla Sicilia.
Tutti questi elementi sono legati tra loro dai nodi dell’alamaro, un termine che da solo richiama l’influenza della cultura araba, così come di quella spagnola sulla Sicilia antica, quando gli alamari spiccavano sulle uniformi dei gendarmi e sui finimenti dei cavalli.